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Esperienze da self-publisher #1

Gli Agenti Letterari

Seppur con finalità differenti, ho interagito con tre diversi agenti letterari.

Non pretendo che la mia esperienza abbia un carattere di rappresentatività di questo mondo, tuttavia, poiché non si trattava esattamente degli ultimi arrivati della compagnia, qualche riflessione questa compagine me l’ha generata. Mi sono imbattuto anche in quelli che accettano manoscritti gratuitamente purché tu abbia il clic più veloce dell’Universo. Non parlerò di questi, anche se la situazione non fa altro che confermare la mia tesi.

Gli agenti letterari non cercano nuovi scrittori.

Come per molti, anche intorno a queste persone, secondo me, c’è un’aura di mistificazione, in altre parole, non fanno quello che dicono, oppure non fanno quello che tu credi loro debbano fare.

È sempre la solita storia, del resto… la delusione delle aspettative sociali, la mancata rispondenza ai ruoli… scusate, sto divagando… Volevo dire, non cercano il loro Harry Potter, fanno solo finta di cercarlo. Ecco il perché delle loro aperture gratuite… guai a pensare che quello sia un mondo chiuso, solo per iniziati, o che ce ne sia solo per loro… Guarda caso, però, mi sono imbattuto anche in un editor che aveva pubblicato per la casa editrice per la quale lavorava.

Insomma, dicevo, i tre… non cercano il loro Harry Potter, salvo farti credere che tu lo sia, scemo chi ci crede, ma molto più prosaicamente, come noi, devono sbarcare il lunario; è noto, del resto, che con l’arte ‘nun se magna’ (e forse di ‘arte’ dalle loro parti ne arriva pure ben poca). A dimostrazione di ciò, sto ancora aspettando la fattura di uno dei tre, è passato più di un anno ormai, per una prestazione che naturalmente ho regolarmente pagato.

Ecco, quindi, che il tuo libro ha un potenziale ma… solo nelle loro mani può diventare un best-seller. Peccato però che dopo che è passato dalle loro mani, loro si dimentichino di fare quello che dovrebbero fare per mestiere, cioè andare dagli editori a perorare la tua causa con passione e coraggio.

Certo, si potrebbe opinare che probabilmente non ero io il loro Harry Potter, e devo dire che forse avete ragione voi perché nella mia vita non ho mai fatto il calciatore, la velina, il cuoco, il comico… Poi non ho mai capito come facessero a sbagliare sistematicamente il genere del mio libro: qualcuno ci ha visto un thriller, qualcun altro, invaghito di Murakami, ci voleva veder piovere le seppie dal cielo, qualcun altro ancora voleva cambiarlo di sana pianta. Uffa!!

Comunque sia, alla fine, qualcosa l’ho imparato: stare alla larga dagli agenti letterari!

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