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S.E.Ri.S.

Società di Etnosociologia e Ricerca Sociale

Noi che raccontiamo storie non possiamo presentarci se non attraverso una storia.

La nostra inizia ad Alghero, città di mare e piena di vento, dove i nomi delle strade sono scritti in due lingue, italiano e catalano, come se quella fosse una porta di accesso verso altri mondi.

Anche per noi è stato un po’ così, nell’ottobre del 2006, con un bambino di pochi mesi appresso e in una grande casa in affitto dove dimenticammo una padella come se fosse stata un pezzo di cuore.

Era la Prima Scuola estiva mediterranea in Teoria e metodologia sociologica” organizzata dallUniversità di Sassari.

Lì conoscemmo Daniel Bertaux, un sociologo francese che presentava “I racconti di vita”, traduzione italiana de “Les récits de vie”, una piccola opera di ricerca sociale qualitativa, meno di centocinquanta pagine, che permette però di illuminare il mondo delle relazioni sociali.

La sua storia, perché anche lui ne ha una, inizia dalle panetterie artigianali francesi che l’autore si chiede come mai resistano innanzi al moltiplicarsi dei prodotti industriali. E così Daniel, attraverso la raccolta delle storie di vita di un ristretto numero di panettieri francesi, riesce a ricostruire un intero sistema produttivo. Ma poi riesce a fare molto di più: definire i contorni di una metodologia di ricerca di stampo etnografico che, tramite le interviste discorsive, consente di spiegare meccanismi di portata molto più generale; e lo fa in una maniera, se vogliamo, anche inattuale perché dimostra come le azioni delle persone – quel “senso” dell’agire umano di weberiana memoria – possano essere comprese attraverso dinamiche non soltanto psicologiche ma anche sociali.

Ecco, da lì inizia anche la nostra storia.

Da quella città piena di vento e di racconti, dal professore Andrea Vargiu che per alimentare la sua visione sociologica va in giro per la città a cercare non risposte ma domande cognitive, a Catherine Delcroix che utilizza il metodo qualitativo per ricostruire le storie di famiglia, il che le permette di narrare processi molto più complessi, che attraversano i luoghi e i tempi per arrivare fino a noi.

È trascorso molto tempo da allora. Siamo ancora in una città sul mare e piena di vento, quel bambino è cresciuto, ma non è cambiata la nostra voglia di cercare risposte, e domande, di spiegare, comprendere e talvolta di trovare strumenti in grado di illuminare in maniera imprevedibile questo mondo controverso.

Nel frattempo nuovi amici si sono aggiunti, con cui condividiamo il percorso e quel certo sguardo.

Alessandro è tra questi.